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Ambientazione

Mito della Creazione

Dalla narrazione di Colei che Vede al figlio di Jotun

In un vuoto senza tempo e spazio vi era solo Lei, la Madre di tutte le cose che furono, sono e saranno.
Poi, dal suo amore, furono generati I Primi, spiriti di natura divina e suoi diretti discendenti.
Questi, nella loro infinita saggezza, perpetrando il dono dell'esistenza ch'era stato dato loro, decisero di popolare il creato di terre e di creature.
Fu, dunque, la Grande Musica della creazione.
Uniti in una sola armonia, un canto corale, ognuno apportò qualcosa di suo, secondo la propria essenza e creatività: la sua idea del mondo.
Nel cosmo trovarono allora posto il sole, la luna e le stelle e tante altre meraviglie.
Era questa l'epoca meravigliosa dell'Alba dei Tempi, durante la quale tutte le cose furono create.

Fra gli infiniti mondi che la fiamma imperitura dei Primi andava creando, uno in particolare attirò l'attenzione di alcuni di loro, che in esso trovarono la massima espressione del loro desiderio di creazione e di vita, così scesero sul mondo terreno per plasmarlo.
Divennero così gli Aòs, che nell'Antica Lingua vuol dire i Costruttori, e plasmarono le terre e le acque e le popolarono di svariate creature, ad alcune delle quali diedero il dono della ragione.

Giunge, però, talvolta anche il tempo in cui un fratello pugnala suo fratello. E così Jotnar, il più superbo fra i Costruttori, uccise suo fratello Jotun. Ed ebbe così fine la magia dell'Alba dei Tempi.

La Guerra dei Primi e l'Albero del Mondo

Il primo assassinio fu la prima tragedia del mondo.
Scoppiò una grande e lunghissima guerra fra i Costruttori e le creature senzienti ch'erano state create nell'Alba dei Tempi si schierarono chi con l'uno, chi con l'altro suo creatore.
Accadde poi che il seme del tradimento e della superbia germogliò e altri fratelli, seguendo l'esempio di Jotnar primo Traditore, si rivoltarono contro il loro stesso sangue.
Seguirono battaglie durissime: continenti furono distrutti, intere razze si estinsero, la magia stessa che dava vita al mondo vacillò.
Poi, i Costruttori ch'erano mossi dall'amore compresero che nessuna delle due fazioni avrebbe mai potuto avere definitivamente la meglio e tutto ciò che avevano creato era destinato all'annichilimento eterno.

Ecco allora che questi Aòs fecero una scelta difficile e, mossi da divino altruismo, in un estremo atto di sacrificio usarono la loro stessa essenza celestiale per realizzare il loro ultimo, grande Dono.
L'esistenza di tutti i figli dei Primi scesi in questo mondo fu consacrata alla vita e, in un potentissimo incantesimo di sangue e magia, scomparvero per sempre, generando Irminsul, il Grande Albero del mondo.

Un Retaggio di Magia

La nascita dell'Albero del Mondo segnò per il mondo l'inizio di una nuova Era.
Pochissime razze dell'Alba dei Tempi erano sopravvissute, fra cui gli Aasimar e i Demoni, oltre alla razza degli Elfi, cui fu affidata la custodia del sacro Irminsul.
Nuove stirpi e nuove creature si aggiunsero, con il trascorrere dei secoli, finché i secoli si fecero millenni e gli antichi miti divennero leggenda.
Si narra che un dì altri Primi volsero nuovamente il loro sguardo sul mondo, divenuto vitale dimora di popoli evoluti e razze popolose.
Fu allora che le Sette Divinità scesero dai cieli e giunsero fra le creature mortali, compiendo un nuovo atto di creazione: ebbe così origine la giovane razza dell'Uomo, quella dotata del maggiore libero arbitrio, ma anche la meno longeva, quindi la maggiormente segnata dalla mortalità.
Anche fra queste divinità, come i loro fratelli di un tempo andato, con i secoli si svilupparono differenze e in qualcuno germogliarono i semi dell'invidia e della superbia.
Ma la tragica storia dei loro simili nell'Era precedente li spinse tuttavia a un arduo, quanto delicato equilibrio.

In un continuo mutare di vittorie, tradimenti, sconfitte e alleanze, ognuna delle Sette Divinità ricerca nella fede dei mortali una fonte di maggior potere, donando speciali poteri ai più devoti e infliggendo terribili punizioni ai sacrileghi, rei magari solo di credere in una Divinità diversa.


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